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Homepage > TURISMO > ENOGASTRONOMIA > Bertinoro i vini della ospitalità romagnola
ottobre 15, 2021  |  By Lamberto Selleri In ENOGASTRONOMIA, TURISMO

Bertinoro i vini della ospitalità romagnola

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E’ risaputo quanto siano ospitali gli abitanti della Romagna. Si racconta che, se avete sete al confine tra Emilia e Romagna e vi fermate in un casolare chiedendo da bere, se vi porgono un bicchiere d’acqua siete ancora in Emilia, mentre se vi offrono un bicchiere di vino siete già in Romagna. Gran parte del successo turistico della costa romagnola iniziato negli anni ‘50 (che tuttora perdura) lo si deve anche alla capacita di questo popolo di accogliere tanti visitatori, offrendo loro, sempre, un trattamento familiare, proponendo gustose prelibatezze romagnole a prezzi accessibili. L’ospitalità degli albergatori della costa romagnola fa sentire davvero a casa, tant’è che, ogni anno, tante famiglie che scelgono una vacanza al mare, ritornano sempre.
Bertinoro è un tipico borgo medioevale che ospita di fronte al comune una terrazza che guarda il mare da Rimini a Ravenna. Dante e Carducci frequentavano quest
o lembo di Romagna, in particolare la Pieve romanica di San Donato in Polenta (che dista 3 km da Bertinoro) le cui origini risalgono al 911. La frazione di Fratta (6km. da Bertinoro) ospita le terme ( già attive in epoca romana) che dispongono di due piscine una con acqua sulfurea e l’altra con acqua salsobromoiodica, aperte tutto l’anno.

Bertinoro, campana dell'ospitalità e vista mare
Bertinoro, campana dell’ospitalità e vista mare

In un territorio così accogliente non è difficile trovare anche un’ospitalità enologica. Parliamo dei “ 4 moschettieri di Bertinoro” ovvero i vini di Albana DOCG, il Sangiovese DOC, il Cagnina DOC e il Pagadebit DOC.
Anche l’entroterra collinare romagnola vanta antichi episodi di grande cordialità che certamente hanno contribuito a generare l’attuale senso di ospitalità che li caratterizza.
Infatti nel 13° secolo le famiglie benestanti in auge allora a Bertinoro litigavano tra loro per accaparrarsi i viandanti di passaggio allo scopo di offrire loro ospitalità in casa propria. Per sedare queste continue dispute, fu deciso di erigere in quella che oggi è piazza della Libertà, una colonna alla cui base erano fissate le “anella” che servivano per legare i cavalli, una “anella” per ogni famiglia, dove il viandante, indicato dalla famiglia che aveva il diritto di ospitare lo straniero avrebbe in seguito legato il cavallo. La Festa della Ospitalità ( dura 3 giorni) si svolge da 94 anni a Bertinoro e si ispira a quell‘atto di ospitalità avvenuto 800 anni fa.

Festa dell'Ospitalità
Festa dell’Ospitalità

In piazza della Libertà, alla presenza dei dignitari del luogo e di un folto pubblico gli sbandieratori annunciano l’inizio del rito della ospitalità. Il primo a raggiunge la colonna è un cavaliere a cavallo, seguono i “viandanti,” ora chiamati ospiti, invitati a strappare una busta attaccata all’anella della colonna. Tutto questo per entrare in possesso dell’agognato invito: un pranzo conviviale presso una famiglia di Bertinoro. Piazza della Libertà è la piazza principale di Bertinoro dove si trovano la Cattedrale (fine 500), il Palazzo Ordelaffi (1306) ora sede municipale e l’attuale colonna della ospitalità (1926). Una scala porta direttamente all’ufficio turistico (Turismo@comune bertinoro.fc.it) e conduce a C’a de Bè il “tempio” che ospita non solo i vini, ma anche i prodotti gastronomici tipici del territorio, oltre la famosa campana che suona quando il primo coltivatore dà inizio alla vendemmia.

Festa dell'Ospitalità arrivo del cavaliere
Festa dell’Ospitalità arrivo del cavaliere

Un altro esempio dell’ospitalità degli abitanti della città risale al XIV secolo, epoca in cui gli ebrei si insediarono qui. La convivenza con gli abitanti cattolici non creò nessun dissapore tra queste due comunità con fedi differenti, tanto è vero che quando papa Paolo IV nel 1555 promosse la istituzione di quartieri solo per gli ebrei (i ghetti) gli abitanti di Bertinoro, unico caso, non diedero corso a questa iniziativa papale. Successivamente la comunità si estinse. Segni della presenza ebraica nella città si possono vedere percorrendo le strade del centro storico fino ad arrivare al quartiere che ospita la Giudecca, palazzo medioevale simbolo della presenza ebraica a Bertinoro.
Ma non solo. Un recente esempio di ospitalità, e quindi di convivenza culturale, vede ancora una volta protagonista la comunità di Bertinoro. Si tratta del “Museo Interreligioso “sorto nel 2005, allestito nelle segrete medioevali e nella cisterna cinquecentesca della Rocca Vescovile (1177), ora anche sede universitaria. Il museo nasce come spazio in cui tutti possano prendere contatto con le diverse religioni: Ebraica (535 a.C.), Cattolica (primo secolo d.C.) e Musulmana (622 d.C).
E’ una iniziativa propedeutica promossa in campo neutro fuori dai circuiti religiosi di ogni confessione, che consente al visitatore credente, non credente, scettico, agnostico, ateo o curioso di prendere visione degli elementi fondanti inerenti l’origine, la storia, i punti di contatto, la teologia, i riti, i libri sacri , e gli oggetti inerenti al culto delle tre religioni monoteiste che hanno in comune in terra il Patriarca Abramo (www.museointerreligioso.it).

FOTO 2 Bertinoro_bottiglie

Oggi Bertinoro è conosciuta in tutto il mondo per “l’ospitalità enologica” che vede protagonisti l’Albana, il Sangiovese, il Pagadebit e la Cagnina, che prosperano in questo territorio.
Il segreto che fa grandi ed unici i vini è lo Spungone, una roccia nata da una barriera corallina formatasi 3 milioni di anni fa nel mare, composta da un impasto di gusci di conchiglie marine tenute assieme da arenarie calcaree. Questa roccia occupa tutto il sottosuolo di Bertinoro e le radici delle viti, si nutrono, appunto, dei minerali di questa roccia che in seguito caratterizzano i vini.
Albana DOCG dal 1987(primo in Italia)
Di colore giallo ambrato carico, è il più autorevole vino di Bertinoro.
E’ prodotto nella varietà “Gentile di Bertinoro “che dà luogo alle versioni: secco, dolce, spumante, amabile e passito a dimostrazione della versatilità di quest’uva bianca, il cui nome deriva molto probabilmente dal termine latino “Album” (bianco). Si coltivava in Romagna già in epoca romana, ma alcuni ne attribuiscano la paternità ai Colli Euganei. I Romani la consideravano la migliore tra le uve bianche; oggi, il vino prodotto da quei vitigni, merita di stare nell’olimpo dei vini Italiani, soprattutto, quello macerato in anfora ultima versione dell’Albana.
Sangiovese DOC dal 2011 95% vitigno- sangiovese. Sottozona Bertinoro
Dal colore rubino intenso con una unghia gialla se invecchiato. Vive sui colli di Bertinoro e detiene il primato produttivo. Nella versione “sangiovese riserva” è stata aggiunta in etichetta la menzione geografica: “Bertinoro.” Parliamo del vitigno tra i più antichi e diffusi vitigni dello stivale. Proviene dalla varietà Grosso Sangiovese, come quelli toscani che hanno dato origine al Brunello di Montalcino o al nobile di Montepulciano. La riserva storica del Sangiovese di Romagna è presso il comune di Bertinoro.

Museo del vino Fattoria Paradiso
Museo del vino Fattoria Paradiso

Pagadebit Romagna Doc 1989 Il vitigno è il Bombino bianco
È un vino bianco tra i più tipici del territorio, ed è l’ultima uva ad essere vendemmiata. Ha un gusto decisamente secco, fresco senza essere aggressivo, appartiene alle categorie Bertinoro amabile e Bertinoro secco. Si chiama così perché durante le cattive annate, per quanto male fosse andata la vendemmia, il Pagadebiti garantiva ai contadini di pagare i debiti accumulati durante la stagione.
Cagnina di Romagna DOC dal 1988, IL vitigno è il Terrano (minino 85%)
Viene messo in commercio dal 10 ottobre dell’anno di raccolta delle uve. Il colore è rosso rubino violaceo intenso. Il vitigno è presente anche nelle zone carsiche del Friuli ed Istria ed è un simbolo per quelle viticolture.

I vini di Bertinoro
I vini di Bertinoro

Ogni vino è frutto di un progetto enologico studiato dal proprietario della cantina, dopo che il geologo gli ha fornito le caratteristiche morfologiche del terreno. Per l’allevamento della vite in vigna il proprietario si può avvalere di un agronomo e successivamente di un enologo per realizzare i processi produttivi necessari a trasformare l’uva in vino. La grande incognita che incombe sul progetto iniziale del vino sono gli eventi atmosferici che possono incidere sulla vite e che possono richiedere aggiustamenti in corso d’opera sul progetto iniziale sia in campo che in cantina. Produrre un vino richiede un lavoro di squadra dove il proprietario della azienda è come il comandante di una nave cui spettano oneri e onori del risultato. Questo è il motivo per cui l’uva dello stesso vitigno e del medesimo territorio assume differenti sfumature.

Bertinoro, colonna della ospitalità
Bertinoro, colonna della ospitalità

Nel 2010 nasce il consorzio dei vini di Bertinoro. Le aziende socie del consorzio sono Campo del sole, Celli, Fattoria Paradiso, Giovanna Madonia, Tenuta la Viola, Tenuta Villa Trentola.
Fattoria Paradiso
1950 ettari 70,bottiglie 200.00,.Viticulturar Biologica,Sala degistazione, ristorante 100 coperti,Ospitalità 15 camere. Proprietà famiglia Pezzi www.fattoriaparadiso.com
Celli. 1965,ettari vitati 35,bottigli 300.000,viticultura biologica ,visita in azienda su prenotazione, sala degustazione. proprietario M.Sarri, E.Cadasei. www.celli-vini.com
Giovanna Madonia1992 ,ettari 14,bottiglie 60.000,viticultura in conversione biologico. Proprietà G. Madonia. Visita azienda su appuntamento, Sala degustazione.
Tenuta La Viola,1998,ettari14, bottiglie 50.000,proprietà L.Serra e S.Gibellini,viticultura Biologica e Biodinamica,Visita su prenotazione.
www.tenutalaviola.it
Tenuta Villa Trentola 1890, ettari 20,bottigli,bottiglie 45000,Federica Prugnoli, vinificazione convenzionale .Visite in azienda , sala degustazione www.villatrentola.it
I vitigni a Bertinoro Albana, Bombino bianco, Barbarossa, Sangiovese,Trebbiano. Merlot,Cabernet, Sauvignon.

Bertinoro, Rocca Liverani
Bertinoro, Rocca Liverani

Poichè il primo approccio con i vini avviene, di solito, in casa, al ristorante o in enoteca, sarebbe opportuno conoscerlo personalmente andando nel luogo in cui è stato prodotto. E’ impossibile fare ciò per tutti i vini ma, una cosa è certa, il primo step per conoscere un vino è quello di recarsi direttamente presso le cantine. Visitare una cantina, infatti, avrebbe, lo stesso significato culturale che può avere una visita, con guida, ad un monumento o un museo. Solo negli ultimi decenni, la “cultura enologica” ha cominciato a diffondersi e a prendere piede.

Testo/Lamberto Selleri – foto fornite dagli organizzatori dell’evento


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Article by Lamberto Selleri

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