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Homepage > REPORTAGE > I costruttori dei villaggi rupestri di Mesa Verde
settembre 2, 2022  |  By Giuseppe Rivalta In REPORTAGE

I costruttori dei villaggi rupestri di Mesa Verde

APERTURA FOTO9 Long_House,_Mesa_Verde_- Foto Don Graham -Da Wikimedia Commons

Gli Anasazi, in altre parole “Gli Antichi” (come li definirono i Navaho) insieme con altre popolazioni (Hohokam, Mogollon ecc) furono i costruttori e, quindi, gli abitanti dell’Arizona e del Nuovo Messico nord occidentale, dell’Utah sud orientale e del Colorado sud occidentale. In altri termini popolarono anticamente quell’area geograficamente definita come Four Corners (i Quattro Angoli), l’unico punto degli Stati Uniti in cui s’incontrano quattro Stati. Migliaia di siti archeologici sono in gran numero racchiusi nelle alte pareti dei canyon e altrettanti sui vicini altipiani, costituendo un originale patrimonio archeologico unico al mondo.

Area degli Anasazi, Hohokam e mogollon - Da Urban modif. da Historicair - Wikimedia Commons
Area degli Anasazi, Hohokam e mogollon – Da Urban modif. da Historicair – Wikimedia Commons

Perché queste morfologie geologiche?
Ampi e profondi archi e sottoroccia naturali, formatisi nelle arenarie del Cretaceo (78 milioni d’anni fa) intercalati da strati di scisto impermeabile, hanno reso possibile, al loro interno, l’edificazione dei villaggi realmente rupestri che sono rimasti, per secoli, ben protetti dalle bizzarrie di un clima in perenne cambiamento.

Le forme rocciose ad arco si sono create a causa dei periodici congelamenti dell’umidità all’interno delle fessure della roccia che, quindi, dilatandosi o restringendosi, le allarga fratturandole. In conseguenza di questi indebolimenti strutturali rocciosi, si sono verificati progressivi crolli producendo enormi nicchie nelle pareti dei tortuosi e profondi canyon che hanno scavato l’altopiano sovrastante.

Il canyon di Mesa Verde -Foto G.Rivalta
Il canyon di Mesa Verde -Foto G.Rivalta

Mesa Verde (dal 500 al 1200  d.C.)
E’ caratterizzata da una serie d’insediamenti rupestri divenuti tra i più famosi per le particolarità strutturali e l’ambiente naturale in cui sono ancora inseriti.

 Villaggio incastonato nelle pareti del canyon di mesa verde - Foto G.Rivalta
Villaggio incastonato nelle pareti del canyon di mesa verde – Foto G.Rivalta

Sono una testimonianza collegata alle conseguenze di uno dei numerosi cambiamenti climatici che, periodicamente,  coinvolgono il pianeta, indipendentemente dalle scorrette azioni prodotte dal cosiddetto Homo “sapiens”.

 Foto del fotografo William Henry Jackson_(1843–1942)_nel -Da Wikimedia Commons1872
Foto del fotografo William Henry Jackson (1843–1942) Wikimedia Commons1872

La scoperta e le esplorazioni
Il nome Mesa Verde (=tavola verde) fu dato dagli spagnoli che cercavano di creare una pista che collegasse Santa Fè alla California. Nel 1873, alcuni cacciatori e cercatori d’oro, notarono per primi, quelle costruzioni rupestri. Nel 1874, uno di questi, accompagnò il famoso fotografo William Henry Jackson a visitare quegli insediamenti abbandonati.
L’anno successivo, fu la volta del geologo William H. Holmes. Dalle sue relazioni scientifiche lo Smithsonian Institution, gli propose di compiere nella zona prospezioni e studi archeologici. In seguito furono due allevatori che si erano insediati nello stesso territorio i quali periodicamente visitarono Mesa Verde e asportarono molti reperti che rivendettero ai primi visitatori occasionali. La famiglia Wetherill comprese l’importanza turistica e culturale del luogo. I loro ritrovamenti,  furono venduti all’Historical Society del Colorado mentre altri furono da loro conservati. La fama di Mesa Verde si deve alla giornalista del New York Times Virginia Mc Clurg e al fotografo F.H. Chapin che, nel 1892, pubblicò un libro ricco d’immagini, molto apprezzate dal pubblico. I veri scavi archeologici furono intrapresi dal finlandese-svedese Gustav Nordenskiold (figlio del famoso esploratore dell’Artico) il quale, dopo accese polemiche, pubblicò i risultati delle sue ricerche, in Svezia nel 1893. La sua collezione di reperti è, oggi, a Helsinki. Nel 1906 fu istituito il National Park di Mesa Verde (211 Km2), secondo solo a quello di Yellowstone (1872)

Il villaggio rupestre di Cliff Palace (Mesa Verde) - Foto G. Rivalta
Il villaggio rupestre di Cliff Palace (Mesa Verde) – Foto G. Rivalta

Lo spettacolare Cliff Palace
Si tratta del maggiore insediamento rupestre presente nella Chapin Mesa di Mesa Verde. E’ costituito da 150 ambienti a uso abitativo, magazzini e venti kiva (strutture circolari) in cui erano eseguiti i riti religiosi. I materiali usati nelle costruzioni erano blocchi di arenaria, travi di legno e malta per il consolidamento. Il villaggio è stato costruito in un enorme incavo della parete della montagna alti diciotto e profondo 27 metri. Un tipico elemento architettonico è rappresentato dalle door-window, porte a forma di T che potevano essere collegate a scale di legno a pioli con possibilità di ritirarle all’interno per protezione.

Interno dell Square Tower - Foto G. Rivalta
Interno dell Square Tower – Foto G. Rivalta

La Square Tower House
Sempre nella Chapin Mesa un’alta torre ha dato il nome a un altro villaggio rupestre incastonato nella montagna. La costruzione si fa risalire tra il 1.200 e 1.300.d.C. La sua altezza raggiunge gli 8 metri e quindi è la maggiore del Parco. La kiva è in gran parte intatta. Al suo interno erano praticati riti religiosi che ancora oggi si ripetono nei villaggi Pueblo dell’altopiano, connessi ai cicli dell’agricoltura.

 L'alta Square Tower -Foto G.Rivalta
L’alta Square Tower -Foto G.Rivalta

Long House Nella Wetherill Mesa s’incontrano altri villaggi rupestri tra cui la “Long House”. Si tratta di un grande centro abitativo simile al Cliff Palace, con 150 ambienti e ventuno kiva, oltre a magazzini. Nella grande piazza, s’ipotizza, che si svolgessero danze rituali. Sono decine gli insediamenti Anasazi a Mesa Verde oltre a questi rappresentati nel testo.

 Interno della Long_House- -Foto di Gerard Josef Eichmann -Da Wikimedia Commons
Interno della Long House- -Foto di Gerard Josef Eichmann -Da Wikimedia Commons

Una nota sulla fine di Mesa Verde. Tra il 1130 e il 1180 il clima cambiò e provocò migrazioni dai territori limitrofi (come dal Chaco Canyon) verso Mesa Verde, dove si assistette a una notevole crescita demografica. Per supportare l’aumento della popolazione fu incrementata l’agricoltura e l’espansione dell’edilizia rupestre con eccessivi abbattimenti di alberi che causarono danni all’ecosistema forestale e non solo. Si conta che in quel periodo la presenza di oltre ottocento persone. Dopo il 1270 vi fu un periodo freddo con temperature molto basse che rese necessario un incremento della deforestazione (anche da zone più lontane) per riscaldarsi.
Grazie alla Dendrocronologia (studio degli anelli di accrescimento dei tronchi) si è stabilito che l’ultimo albero segato a Mesa Verde, è avvenuto nel 1281. Dal 1276 al 1299 il clima divenne molto siccitoso. Gli ultimi abitanti abbandonarono definitivamente quest’area nel 1285. Quello cui stiamo assistendo adesso, nel primo ventennio del XXI secolo, parlando di clima, non è quindi una novità. Certamente l’Uomo, con le sue emissioni, accelera il processo, ma questo è inarrestabile, anche se si potrà soltanto rallentare questa tendenza..

Tornando a Mesa Verde, come conseguenza della carestia provocata da quel lungo periodo di siccità, gli archeologi hanno potuto verificare che vi furono diversi casi di cannibalismo tra gli abitanti provocati dalla mancanza di cibo e quindi dalla fame. Non mancarono anche lotte violente tra i diversi clan in competizione.
Ancora una volta dallo studio della Storia possiamo trarre importanti insegnamenti e Mesa Verde ne offre molti da non sottovalutare.

Testo/Giuseppe Rivalta – Foto d’apertura Don Graham da Wikimedia Commons


 

 

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