Nel cuore dei Paesi Bassi, a 80 km da Amsterdam e 220 da Bruxelles, a poca distanza dal villaggio di Otterlo, si estende uno dei più particolari polmoni verdi d’Europa: il Parco Nazionale De Hoge Veluwe. Un’area naturale che rappresenta non solo un rifugio per la biodiversità o un esempio virtuoso di tutela ambientale, ma anche un connubio affascinante tra natura, arte e cultura. Con 5.400 ettari di foreste, brughiere, dune sabbiose e laghetti, De Hoge Veluwe è una delle principali attrazioni naturalistiche del paese, amatissima da escursionisti, ciclisti e amanti della natura olandesi e internazionali.

Un paesaggio scolpito dal tempo
De Hoge Veluwe non è un parco nazionale nel senso più tradizionale del termine: è un’area privata, aperta al pubblico, nata dall’iniziativa di Anton e Helene Kröller-Müller, una coppia visionaria che nel primo Novecento acquistò vasti appezzamenti di terra con l’intento di preservare la natura e promuovere la cultura. Il paesaggio del parco è straordinariamente variegato: si passa dai fitti boschi di pini e querce a vaste distese di brughiere viola che esplodono di colore in estate, fino a dune mobili e sabbiose che sembrano uscite da un deserto. Questa ricchezza è frutto di millenni di evoluzione geologica e intervento umano. Le glaciazioni hanno modellato il terreno creando rilievi ondulati, mentre secoli di pascolo e disboscamento hanno contribuito a creare gli habitat aperti che oggi ospitano una ricca fauna selvatica: cervi, cinghiali, volpi, martore e oltre un centinaio di specie di uccelli.

Il paradiso dei ciclisti
Una delle peculiarità più amate del parco è la possibilità di esplorarlo in bicicletta grazie alle white bikes, biciclette bianche gratuite disponibili in diversi punti. Il parco ha una rete ciclabile perfettamente segnalata di oltre 40 km, che attraversa tutte le aree più spettacolari, dal centro visitatori alle brughiere, dal museo alle foreste. Questa scelta ecologica non è solo una comodità, ma anche un gesto simbolico: un invito a vivere il parco in modo sostenibile, lento, in armonia con l’ambiente. De Hoge Veluwe è, infatti, un esempio di gestione virtuosa: l’ingresso a pagamento, a differenza di molti altri parchi nazionali, utilizza i fondi raccolti nella conservazione, nella ricerca scientifica e nella manutenzione delle strutture.

Tra cultura e sostenibilità
In questo modo, negli ultimi anni De Hoge Veluwe è diventato anche un laboratorio per la sostenibilità e l’educazione ambientale. Il centro visitatori propone mostre interattive, laboratori per bambini e percorsi didattici che mettono al centro il cambiamento climatico, la tutela della biodiversità e la relazione tra uomo e natura. Il parco collabora con università e istituti di ricerca, promuove la conservazione di specie rare e organizza regolarmente eventi culturali, concerti all’aperto e installazioni temporanee. In un paese dove la densità abitativa è tra le più alte d’Europa questo parco rappresenta un’oasi insostituibile. Non è solo un luogo di svago e relax, ma un modello di convivenza possibile tra uomo, arte e natura, un microcosmo dove ogni elemento è pensato per durare, per rispettare il ritmo lento delle stagioni, per invitare chi lo visita a riflettere su cosa significhi davvero proteggere un paesaggio.

Il Casino di Caccia St. Hubertus
Il parco ospita anche alcune attrazioni culturali di tutto rilievo. Situato nella sua parte settentrionale, tra Otterlo e Hoenderloo, il Jachthuis Sint Hubertus è un capolavoro architettonico progettato dall’architetto Hendrik Petrus Berlage su commissione di Anton e Helene Kröller-Müller. Costruito tra il 1914 e il 1920, l’edificio si distingue per la sua torre alta oltre trenta metri con vista panoramica su tutta la tenuta, nonché per un design che richiama le case di campagna inglesi, con tetti concatenati e forme massicce. L’architetto concepì l’intero complesso come un’opera d’arte totale, curando ogni dettaglio, dagli arredi agli elementi decorativi, fino al paesaggio circostante. Il nome del complesso rende omaggio a Sant’Uberto, patrono dei cacciatori, la cui immagine è raffigurata in una delle vetrate all’ingresso dell’edificio. Oggi, il Jachthuis Sint Hubertus è accessibile al pubblico solo tramite visite guidate e offre ai visitatori un’immersione nella storia e nell’arte del primo Novecento.

I Fondatori: Anton e Helene Kröller-Müller
Helene Müller, nata nel 1869 nella regione della Ruhr in Germania, sposò nel 1888 il giovane imprenditore olandese Anton Kröller, che lavorava nella filiale di Rotterdam dell’azienda di suo padre, specializzata nel commercio di carbone e minerali . Dopo la morte improvvisa del padre di Helene nel 1889, Anton assunse la direzione di tutta l’azienda, portandola a una notevole espansione. Nel 1909, la coppia iniziò ad acquistare vaste aree nella Veluwe, con l’intento di creare una tenuta privata che combinasse natura, arte e cultura. Helene era però anche un’appassionata collezionista d’arte e fu tra le prime a riconoscere il genio di Vincent van Gogh: ciò le permise di raccogliere una delle più grandi collezioni delle opere del tormentato e geniale pittore olandese. L’amore per l’arte, condiviso con il marito, le permise di accumulare tra il 1907 e il 1922 oltre 11 mila opere d’arte di vari artisti e varie epoche, con il progetto di aprire una propria casa-museo. Nel 1935 però, a causa di gravi difficoltà finanziarie dell’azienda di famiglia, l’intera collezione e tutta la vasta tenuta furono cedute allo Stato olandese, dando origine al Parco Nazionale De Hoge Veluwe e al Kröller-Müller Museum, inaugurato ufficialmente nel 1938.

Il Museo Kröller-Müller: Arte nel cuore della natura
De Hoge Veluwe, infatti, non è solo natura. Al centro del parco sorge oggi la costruzione bassa, articolata e ben nascosta in mezzo al verde del Museo Kröller-Müller, un unicum nel panorama musicale europeo per la sua ricchezza e la sua integrazione con il paesaggio circostante, secondo per prestigio in Olanda solo al famoso Rijksmuseum di Amsterdam. Il museo ospita la seconda collezione al mondo di opere di Vincent van Gogh, con circa 90 dipinti e oltre 180 disegni, tra cui La terrazza del caffè di sera, I mangiatori di patate e numerosi autoritratti e paesaggi. Accanto a questo nucleo si possono ammirare capolavori di Picasso, Mondrian, Seurat, Signac, Léger e molti altri grandi nomi dell’arte moderna.

Un museo a cielo aperto
Oltre alle gallerie interne, a rendere unica l’esperienza è anche il parco di sculture che circonda il museo, un’immensa sala all’aperto che si estende su oltre 25 ettari di terreno: si tratta di oltre 160 sorprese sparse tra prati e boschi, dove si incontrano opere di artisti come Henry Moore, Barbara Hepworth, Richard Serra e Jean Dubuffet. Il dialogo continuo tra arte e natura, pensato fin dall’inizio dai fondatori, rende la visita un’esperienza immersiva e contemplativa, capace di attrarre sia gli amanti dell’arte sia chi cerca semplicemente bellezza e ispirazione nel silenzio del parco. Camminare o pedalare tra queste installazioni, con il canto degli uccelli in sottofondo e i profumi della natura che cambiano con le stagioni, è un’esperienza multisensoriale che fonde arte e paesaggio in un equilibrio perfetto. Visitare De Hoge Veluwe è un must per chi visita l’Olanda: non è una gita, ma un’esperienza immersiva che parla di passato e di futuro, di creatività e di rispetto, un luogo che, una volta lasciato, continua a vivere nella memoria come un piccolo miracolo di equilibrio, bellezza e visione.

www.hogeveluwe.nl
www.krollermuller.nl

Testo/Leonardo Felician – foto Cynthia Beccari, foto d’apertura Museo Kroeller-Mueller, scultura di Dubuffet nel parco