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Homepage > CULTURA > STORIA-STORIE > Egitto, riapre come museo la Rommel Cave
gennaio 14, 2018  |  By Giulio Badini In STORIA-STORIE

Egitto, riapre come museo la Rommel Cave

241 Rommel Museum

Il turismo costituisce una risorsa tanto importante dal punto di vista economico e sociale, a cui nessuno può rinunciare se non colpevolmente, in particolare se trattasi di una nazione sottosviluppata. I turisti portano danaro, evoluzione, lavoro e benessere, magari come unica risorsa locale, e quindi ciò che natura, storia, geografia o quant’altro possono offrire in tal senso va valorizzata (non distrutta o snaturata), a volte anche senza stare a guardare troppo per il sottile.  Prendiamo come modello di riferimento l’Egitto, una delle mete privilegiate del turismo internazionale per aver ospitato lungo le sponde del Nilo una delle più antiche ed organiche civiltà della storia. Ma la valle del Nilo occupa appena il 10 % dell’Egitto, grande oltre tre volte l’Italia. Gli enormi deserti estesi oltre le rive del fiume ad est e ad ovest attirano pochi appassionati sahariani, mentre milioni di vacanzieri vanno a svernare sulle stupende (ed economiche) rive del Mar Rosso, oppure sulla meno attraente sponda mediterranea. Se il Mar Rosso offre fondali d’incanto, la costa mediterranea non offre alcuna attrattiva, se non il mare, la spiaggia e i campi di battaglia di El Alamein, in quanto il Sahara si smorza direttamente in mare. Eppure, se percorrerete la litoranea dal confine libico verso est, spesso farete fatica a vedere il mare, coperto com’è da una selva continua di alberghi, residenze e case vacanze: altro che la cementificazione delle nostre coste ! Vedere per credere. Eppure ogni anno attira milioni di vacanzieri balneari, italiani compresi.

Nordafrica, Erwin Rommel
Nordafrica, Erwin Rommel

Di recente, dopo sette anni di lavori di ristrutturazione, ha riaperto al pubblico sotto forma di museo a Matra Matruh – principale località su questa costa  tra il confine con la Libia e la città di Alessandria (seconda città egiziana e primo porto) – una grotta situata sulla spiaggia, utilizzata durante la campagna d’Africa della Seconda guerra mondiale come quartier generale del feldmaresciallo tedesco Erwin Rommel – nominato la Volpe del Deserto per il suo coraggio e la sua astuzia – comandante in capo dell’esercito dell’Asse Italia-Germania.  Da vedere non c’è tanto: armi, telefoni a manovella, cartine, foto, ritratti ed effetti personali del celebre condottiero, qualche lugubre bandiera con la svastica:  ma tanto basta, unita ad una buona dose di suggestione nella penombra ipogea, per farne un motivo di richiamo per i turisti impegnati a trascorrere le loro vacanze sulla cementatissima costa alessandrina, dove i motivi di svago non abbondano certo.  La scelta di una grotta naturale come quartier generale si rivela già in sé come una gran furbata del suo illustre ospite:  mentre gli altri comandi erano sotto il tiro di bombe e cannonate, costretti a spostarsi in continuazione per non farsi centrare  nel clima impossibile del deserto (caldo insopportabile in estate, freddo assurdo in inverno), lui se ne stava tranquillo e al sicuro di uno scudo di roccia a prova di bomba, con un clima naturale fresco d’estate e tiepido in inverno.

Rommel Museum
Rommel Museum

Il più giovane dei feldmarescialli del III° Reich e di gran lunga il più famoso dei comandanti di tutta la seconda guerra mondiale, non era soltanto astuto:  prima di tutto era uno stratega nato, coraggioso e spregiudicato, capace di sorprendere chiunque con iniziative inaspettate. E poi un ottimo psicologo, buon conoscitore dell’indole umana. Ma, soprattutto, era un eroe nazionale, lui giovane tenente già tra gli artefici del miracolo teutonico dello sfondamento di Caporetto e della rotta italiana fino al Piave durante la prima guerra mondiale, il generale più amato dai suoi soldati, il più temuto dai suoi nemici, il gerarca più ammirato dal popolo tedesco, a cominciare dal Fuehrer, che lo volle a capo della gioventù nazista.  In Africa il comandante dell’Africakorps dimostrò tutte le sue doti: prese in mano una situazione fortemente compromessa dagli italiani, i quali avevano perso tutta la Cirenaica libica, e tra sconfitte e vittorie riconquistò la Cirenaica e penetrò in Egitto fino ad El Alamein, a 280 km da Alessandria, dove l’avanzata si bloccò. Aveva una visione strategica e prima degli altri capì, senza esserci mai stato in precedenza, che in deserto non si deve combattere con i soldati, bensì con i carri armati e i fuoristrada: peccato che questi funzionino con la benzina, di cui Italia e Germania scarseggiavano (a differenza invece degli Alleati, e senza contare che gli Italiani in Libia avevano dormito su un oceano di petrolio, ma non lo sapevano !). Eccolo allora puntare tutte le sue risorse sulla conquista del porto di Alessandria (la famosa frase “birra ghiacciata ad Alessandria”), poi del Cairo, quindi di Suez, con la via spianata verso i campi petroliferi della penisola arabica. Non fu colpa sua se il fronte russo si rivelò un disastro per i nazisti (con il Generale Inverno in testa, come per Napoleone) e sul più bello Hitler dovette negargli benzina e carri armati. Lui fece il possibile, disubbidendo anche agli ordini di Roma e di Berlino, comandando la guerra dal suo bunker segreto ed imprendibile di Marsa Mattruh, amatissimo dai suoi soldati perché divideva con loro disagi e rischi. Si può dire che in qualche caso arrivò a vincere scontri puntando più sull’ascendente del proprio nome, che non sull’impiego dei suoi soldati.

El Alamein
El Alamein

La battaglia d’Africa, durata in tutto tre anni, fu estremamente feroce e deleteria per tutti i combattenti (solo agli italiani costò 300 mila tra morti, feriti, dispersi e prigionieri), arrivando a coinvolgere un gran numero di nazioni non solo a nord (Sudan, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco, Mali, Niger e Ciad) ma anche nel resto del continente come Eritrea, Etiopia, Somalia, Kenya, Namibia e Togo. In estrema sintesi, dopo qualche vittoria italiana iniziale, le truppe alleate (Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda, India, Sudafrica, Canada, Francia, Grecia e Usa), guidate alla fine dal generale Montgomery, conquistarono l’intera Cirenaica libica. A quel punto agli italiani si affiancò l’Africakorps tedesca, comandata da Rommel, che riuscì a riconquistare la Cirenaica e ad occupare parte del nord Egitto, fino ad El Alamein, dove il Sahara forma una strozzatura di appena 60 km tra il Mediterraneo e l’inaccessibile depressione di El Qantara, dove il terreno scosceso ricco di fossili scende fino a – 133 m sotto il livello del mare. Qui il fronte si impantanò per parecchi mesi, con risultati alterni, fin tanto che la netta supremazia di uomini, mezzi e rifornimenti non permise agli alleati nel novembre del 1942 di respingere il nostro esercito in rotta fino alla Tunisia ed alla resa finale. Come è scritto su una roccia di El Alamein, agli italiani mancò la fortuna, non il coraggio.  Lo stesso Montgomery affermò che se gli eserciti dell’Asse  avessero goduto dei loro rifornimenti, avrebbero vinto la guerra d’Africa.

Rommel Museum
Rommel Museum

Ci fu un momento anzi ad El Alamein in cui sembrava che l’Asse riuscisse a prevalere. Mussolini prese l’aereo e atterrò nelle nostre retrovie, pronto a guidare l’entrata delle nostre truppe ad Alessandria, su un cavallo bianco e sfoderando la spada dell’islam. Rommel non andò neppure a salutarlo e il Duce passava il tempo a cacciare con i suoi gerarchi. Quando capì che il sogno non si sarebbe mai avverato, se ne tornò a Roma con le pive nel sacco, scuro in volto più della sua divisa. Almeno la storia ci ha risparmiato questa ennesima pagliacciata. Quanto a Rommel, abbandonato per forza il suo quartier generale nella grotta di Marsa Matruh se ne ritornò a Berlino, dove le cose per il Reich stavano precipitando. Coinvolto, seppur indirettamente, nella congiura ordita per eliminare il Fuerhrer, per evitare uno scandalo nazionale dovette eseguire l’ordine di Hitler di suicidarsi, salvando così il proprio onore e la propria famiglia. Infatti fu sepolto con solenni funerali di stato. Il più astuto stratega della seconda guerra mondiale scompariva così,  risparmiandosi gli orrori del crollo della Germania nazista. La grotta egiziana rimane il luogo dove più si avverte la presenza dell’astuto condottiero tedesco.

Info: Ente del Turismo Egiziano, www.egypt.travel – info.it@egypt.travel – tel. 06 48 74 219

Testo/Giulio Badini – Foto/Google Immagini


 

 

 

 

 

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