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Homepage > TURISMO > ATTUALITA’ > Biennale di Venezia, edizione 2025
giugno 27, 2025  |  By Leonardo Felician In ATTUALITA’, MOSTRE

Biennale di Venezia, edizione 2025

APERTURA L'edificio Karl-Marx-Hof, copyright BWM Designers & Architects

La Biennale di Venezia è nata più di un secolo fa, nel 1895, come Esposizione Internazionale d’Arte, concepita per promuovere l’arte contemporanea e il mercato artistico. Nel corso del tempo però si è evoluta in un evento multidisciplinare di rilevanza mondiale cui partecipano costantemente un gran numero di Paesi di tutto il mondo. La sua importanza, ampiamente riconosciuta, risiede nel ruolo di piattaforma per le nuove tendenze artistiche e nel suo continuo dialogo con le diverse voci e prospettive del panorama culturale globale. La Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, conosciuta anche come Biennale dell’Architettura, si tiene invece dal 1980, negli anni in cui manca la Biennale d’Arte. Fu istituita come evento indipendente e distinto sotto la guida del noto architetto Paolo Portoghesi, figura di spicco del Postmodernismo. L’edizione di quest’anno della Biennale dell’Architettura è stata coordinata da Carlo Ratti, influente architetto italiano che lavora negli Stati Uniti e su scala globale.

 Il padiglione di Venezia alla Biennale
Il padiglione di Venezia alla Biennale

L’edizione 2025
L’edizione 2025 della Mostra s’intitola Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva ed è aperta fino al 23 novembre prossimo. Il tema di quest’anno mette al centro l’idea che l’architettura oggi debba confrontarsi con il cambiamento climatico adottando un approccio basato su tre forme d’intelligenza.
L’Intelligenza naturale è ispirata ai modelli biologici e agli ecosistemi, come alberi, maree, biomimetica: in architettura serve per progettare edifici che dialogano con l’ambiente naturale. L’Intelligenza artificiale in architettura impiega tecnologie digitali, sensori e robotica per costruire habitat resilienti e ottimizzare risorse energetiche e funzionali. L’Intelligenza collettiva, infine, permette una collaborazione multidisciplinare tra architetti, scienziati e comunità locali per mettere insieme conoscenze e pratiche diverse, favorendo soluzioni condivise e inclusive.

 La palazzina Sezession a Vienna, copyright Ente Turismo Austriaco
La palazzina Sezession a Vienna, copyright Ente Turismo Austriaco

Il padiglione dell’Austria
Proprio per la sua lunga storia, all’interno dei Giardini della Biennale, alberati e gradevoli anche con la calura estiva, si trovano i padiglioni nazionali con un gusto un po’ retrò che riporta all’epoca in cui sono stati costruiti. Il padiglione dell’Austria in particolare è stato progettato negli anni ’30 da Josef Hoffman uno dei più noti architetti austriaci di tutti i tempi, progettista di una delle icone della Vienna moderna, la famosa palazzina Sezession, movimento di cui fu cofondatore. Hoffman su anche fondatore della Wiener Werkstaette e secondo il suo concetto di gesamtkunstwerk, lavoro artistico totale,progettò nella sua lunga vita per committenti privati anche intere ville, dalla struttura portante dell’edificio, agli arredi e perfino agli utensili come le forchette. C’è dunque un filo rosso che lega Vienna a Venezia, città amatissima dagli austriaci al punto che l’Imperatore Francesco Giuseppe e la consorte Sissi fecero sistemare i loro appartamenti nel palazzo delle Procuratie Nuove su piazza San Marco e vi si recarono spesso prima del 1866, quando in cui il Veneto era sotto la dominazione austriaca.

Andreas Reiter, copyright Gery Wolf
Andreas Reiter, copyright Gery Wolf

Oggi gli appartamenti ospitano il Museo Correr gestito dal MU.VE., che non tutti conoscono, ma che merita assolutamente una visita. Sulla scorta di questo legame storico tra Venezia e Vienna, l’Ente per il Turismo Austriaco in Italia ha organizzato un evento con la partecipazione di Andreas Reiter, originario di Innsbruck, sociologo e futorologo specializzato in strategie per la trasformazione sostenibile delle città. L’evento è stato collegato alla visita del padiglione austriaco alla Biennale dell’Architettura, dove l’Austria si è presentata come uno dei Paesi pionieri nello sviluppo delle smart cities, che hanno l’obiettivo di migliorare la qualità della vita in modo sostenibile e intelligente. “Vienna, in particolare – commenta Reiter – sta attirando molta attenzione a livello internazionale con il suo nuovo quartiere ‘Seestadt’, una delle più grandi aree di sviluppo urbano in Europa, progettata per 25.000 abitanti. Questo progetto è sinonimo di una vita urbana sostenibile e attenta alle risorse, di un uso misto di abitazione, lavoro e ricerca e di una forte cultura della partecipazione tra i residenti. I cittadini contribuiscono attivamente a plasmare i loro spazi di vita, sia su piattaforme digitali sia fisicamente, confermando che la partecipazione è il vero DNA di una smart city.” 

 Il padiglione austriaco alla Biennale di Venezia progettato d Josef Hoffman
Il padiglione austriaco alla Biennale di Venezia progettato d Josef Hoffman

La città che cura la casa
Vienna è da oltre un secolo, un modello di politiche abitative pubbliche. Già negli anni Venti del Novecento, all’epoca della cosiddetta Vienna Rossa, il Comune aveva avviato un vasto programma di edilizia popolare che ha cambiato il volto della città e la vita dei suoi abitanti: l’edificio Karl-Marx-Hof (foto d’apertura) lungo un chilometro è su tutti i libri di storia dell’arte. Oggi il Comune di Vienna è il più grande proprietario immobiliare d’Europa: gestisce 220.000 appartamenti municipali, abitati da circa 500.000 persone, con contratti di affitto a tempo indeterminato. A questi si aggiungono 200.000 nuovi alloggi sovvenzionati. Questa distribuzione capillare di edilizia accessibile ha evitato la formazione di ghetti: in quasi tutti i quartieri si trovano residenti di origine migratoria. Dopo decenni di calo demografico, Vienna ha ricominciato a crescere, con 500.000 abitanti in più rispetto al 1989. Eppure, gli affitti sono rimasti molto accessibili. Il motivo sta nella combinazione di strumenti che la città utilizza per garantire il funzionamento del sistema: politiche attive di utilizzo del suolo, sussidi, soglie d’accesso basse per chi cerca casa, concorsi per nuovi progetti, terreni edificabili a prezzi calmierati, sostegno individuale e un servizio pubblico dedicato a chi è in cerca di un’abitazione. Vienna si definisce così: la città che si prende cura.

 Il padiglione austriaco alla Biennale di Venezia progettato d Josef Hoffman
Il padiglione austriaco alla Biennale di Venezia progettato d Josef Hoffman

Rinnovamento
Se negli anni Settanta, Vienna avvia un programma di rinnovamento urbano dolce, volto a riqualificare interi quartieri residenziali, oggi quest’approccio si evolve in forme nuove. Nella Per-Albin-Hansson-Siedlung, un grande quartiere degli anni Cinquanta e Sessanta, si  sperimentano progetti di densificazione programmata. Molti edifici di quell’epoca hanno appartamenti troppo piccoli e poco funzionali, che devono essere continuamente riorganizzati per restare vivibili. Emergono allora pionieri come i Materialnomaden, che esplorano soluzioni di economia circolare: recuperano materiali da edifici smantellati e li trasformano in nuovi elementi edilizi. Vienna ha tutti i mezzi per ampliare queste pratiche e consolidare una città che cura le case e crea spazi comuni, organizzando il riuso su scala urbana. Negli ultimi decenni la strategia urbana si è evoluta ulteriormente, con la creazione di nuovi quartieri. Dopo il 1989, Vienna accelera il suo sviluppo come metropoli europea, concentrandosi sulla nascita di nuovi insediamenti. Non si tratta solo di costruire case, ma di creare veri e propri sistemi ecologici e sociali, con spazi collettivi diffusi e funzioni miste. Nascono così le “Quartiershäuser”, edifici-ibridi che ospitano non solo abitazioni, ma anche servizi per il quartiere, diventando interfacce urbane. Nei piani terra si affittano spazi commerciali a prezzi simbolici, solo 4 euro al metro quadrato.

l padiglione austriaco alla Biennale di Venezia progettato d Josef Hoffman
l padiglione austriaco alla Biennale di Venezia progettato d Josef Hoffman

Esempi che fanno scuola
Uno dei primi esempi è il Sonnwendviertel, sorto sull’area di una vecchia stazione ferroviaria. Comprende 5.500 appartamenti, 20.000 posti di lavoro, un campus scolastico e un grande parco. Qui si sperimentano nuove forme dell’abitare: abitazioni collettive, palestre per arrampicata indoor, studi di danza, coworking, cucine comuni, terrazze, logge urbane. È l’inizio della fine dell’abitare come tipologia rigida e separata: l’alloggio si fonde con i servizi e la vita collettiva. Accanto alla casa, Vienna ha sempre curato anche gli spazi del tempo libero. Negli anni Ottanta viene completata la Donauinsel, l’Isola del Danubio, lunga 30 chilometri, nata come barriera contro le alluvioni e subito diventata il principale spazio ricreativo cittadino: dalle spiagge nudiste alle grigliate collettive, tutto trova posto su quest’isola molto libera e molto amata dai viennesi. E oggi nuovi quartieri, come il Nordbahnviertel, nascono proprio valorizzando spazi aperti e selvaggi, mantenuti come area naturale urbana. Qui si affermano progetti autogestiti come Hauswirtschaft, Kohlenrutsche e Wohnprojekt Wien, mentre l’utilizzo temporaneo di spazi come la Nordbahnhalle anticipa nuove forme di urbanità. Vienna continua così a reinventarsi, tra case accessibili, spazi comuni e nuove comunità urbane.

Info: Ente Turismo Austriaco
www.austria.info
www.vacanzeinaustria.com
Biennale di Venezia: www.labiennale.org

Testo e foto/Leonardo Felician – Foto d’apertura l’edificio Karl-Marx-Hof, copyright BWM Designers & Architects


 

 

 

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